MADRID. DALL’ESCORIAL AL PRADO CAPOLAVORI DI ARTE E ARCHITETTURA
11 Aprile 2020
Madrid stupisce il visitatore con la sua interminabile moltitudine di bellezze artistiche e architettoniche.
di Fabio Massimo Penna
Cominciamo la nostra visita a Madrid facendo una tappa di avvicinamento. A pochi chilometri dalla città si staglia l’enorme struttura dell’Escorial che contiene il Palazzo Reale, il Monastero di San Lorenzo, la chiesa, il seminario, le tombe reali e il casino del principe con una cospicua biblioteca. L’incarico di costruire il complesso viene affidato a Juan Bautista de Toledo, che vi lavora dal 1563 al 1567. Dopo la scomparsa dell’architetto madrileno, l’incarico passa a Juan de Herrera, al quale si deve la chiesa a croce greca che mostra l’influenza della michelangiolesca cupola di San Pietro. Gli interventi di Herrera sono improntati a uno stile severo e semplice, privo di decorazioni, che diviene un modello di grande diffusione in tutta la Spagna. Successivamente l’immensa struttura viene completata da Gomez De Mora, Alonso Carbonel (che completò la cappella sepolcrale) e Giovan Battista Crescenzi. L’intero complesso mostra uno stretto legame con l’architettura e l’arte italiana, anche perché sia Juan Bautista de Toledo che Juan de Herrera avevano soggiornato a Roma. All’interno dell’Escorial si possono ammirare numerosi capolavori artistici. Cominciano dal Crocifisso di Benvenuto Cellini, uno dei rari esempi di opere in marmo dell’orefice e scultore fiorentino, che si trovava decisamente più a suo agio con il bronzo, ed è una scultura di quasi due metri donata dai Medici a Filippo II di Spagna. Il martirio di San Maurizio di El Greco è una tela che, sebbene mostri figure serpentinate di ascendenza manierista, ancora non esibisce l’antinaturalismo distorcente tipico dell’artista da Candia. Il monastero conserva alcuni lavori di Tiziano tra i quali Il martirio di San Lorenzo che ha mantenuto l’iniziale sistemazione nell’altare maggiore della vecchia chiesa.
Dentro la capitale spagnola possiamo ammirare la maestosa Plaza Mayor, opera di Gomez de Mora, che diviene subito lo scenario di importanti celebrazioni dai lugubri autodafè dell’inquisizione, alla proclamazione di re Filippo II, alla beatificazione di San Isidro. La piazza è un enorme e spettacolare quadrilatero chiuso da un castello ad ali con la facciata a tre piani e un avancorpo centrale incastonato tra due torri con un piano terra ad archi a tutto sesto. Altro importante intervento di Gomez de Mora è la Carcel de Corte una costruzione a pianta rettangolare con facciata a tre piani a sviluppo orizzontale, chiusa da torri con bugno angolare e con un portale classico con colonne e timpano. Altra importante costruzione è il Palazzo Reale che vede l’intervento di due architetti italiani: Filippo Juvarra (autore della Basilica di Superga e della Casina di caccia di Stupinigi nei pressi di Torino) e il suo collaboratore Giovan Battista Sacchetti. L’edificio, a pianta quadrata, è pensato per competere con la Reggia di Versailles. Alla morte di Juvarra la direzione del progetto passa a Sacchetti il quale, traendo ispirazione dal progetto di Bernini per il Louvre, concepisce la struttura a quattro ali con avancorpi agli angoli. La facciata su Plaza de Las Armas è ripartita da colonne giganti e lesene ed è su tre piani conclusi da una balconata mentre la facciata verso Campo del Moro presenta un piano inferiore a bugnato e piani superiori con colonne e finestre con timpani arcuati. Poco fuori Madrid l’architetto Alonso Carbonel progetta, insieme a Giovan Battista Crescenzi, il Palazzo del Buen Retiro, luogo di svago per il re, che per la sua essenzialità all’epoca venne ritenuto un edificio dimesso.
Il museo del Prado, progettato dall’architetto madrileno Juan de Villanueva (autore anche della sede dell’Accademia di storia e de la Casa de Infantes all’Escorial) presenta una facciata classica con avancorpo con portico a colonne doriche di ordine gigante completato alla sommità da una grande fascia contenente un bassorilievo. Si tratta di uno dei musei più importanti del mondo che può vantare la più grande collezione di dipinti della Spagna. I capolavori conservati sono tanti, vediamone alcuni. Del tedesco Albrecht Durer si possono ammirare L’autoritratto con guanti, una tavola che dimostra le qualità di ritrattista del pittore di Norimberga che si ritrae come un raffinato gentiluomo ripreso di tre quarti con lo sguardo rivolto allo spettatore e le due tavole con Adamo ed Eva, nudi monumentali dal classico equilibrio delimitati da una linea flessuosa.
Tra i vari dipinti di Tiziano Vecellio ricordiamo in particolar modo il suo ritratto Carlo V di ritorno dalla battaglia di Muhlberg (Carlo V a Cavallo). Tiziano (maestro nell’uso del colore essendo rappresentante di punta del tonalismo veneto) esibisce la consueta maestria nel rendere il prestigio morale e le doti umane e militari del monarca. Carlo V aveva insignito Tiziano del ruolo di suo ritrattista ufficiale e qui la sua figura viene esaltata da una raffinata armatura accesa da riflessi luminosi. Il paesaggio è incastonato in un cielo livido che innerva l’azzurro e il blu delle nubi di punte dorate. Tra le opere più conosciute del Prado vi è, senza dubbio, La morte della Vergine di Andrea Mantegna, in cui alla consueta definizione delle figure con una linea che dona loro durezza scultorea l’artista abbina straordinaria sapienza in materia di prospettiva, evidenziata dal panorama lagunare sullo sfondo in cui il ponte che attraversa il lago è inquadrato in una rapida fuga prospettica. Il paesaggio è visto attraverso un finestrone della spoglia stanza nella quale si svolge la funzione funebre.
Grande artista fiammingo è Rogier Van Der Weyden che ne La deposizione dalla croce comprime il gruppo di figure in uno spazio limitato, con i personaggi accalcati in primo piano e la Madonna svenuta che, con il proprio corpo, replica la posizione di quello di Cristo defunto calato dalla croce. L’assenza di un ambiente definito rinvia alla precarietà dell’esistenza umana dopo la morte di Gesù. Altro grande fiammingo presente al Prado è Hieronimus Bosch con due capolavori assoluti qualiil Trittico delle delizie e il Trittico del fieno. Decisiva per il pittore è la questione morale: il Trittico delle delizie ricorda come la degenerazione dei costumi trasformi l’uomo in una bestia. In un insieme popolato da animali antropomorfi, figure immaginarie e visioni spaventose, le tre sezioni dell’opera mostrano a sinistra l’Eden, al centro immagini di lussuria che portano alla perdizione e a destra l’anta più angosciante, quella con l’Inferno. Una sequenza simile caratterizza anche il Trittico del fieno che ha per tematica l’avidità di beni terreni con a sinistra rappresentati il Paradiso e il peccato originale, al centro la ressa per accaparrare le ricchezze terrene e a destra immagini infernali. Per gli amanti dell’arte obbligatorie sono anche le visite al Centro de Arte Reina Sofia (dove è conservato il capolavoro Guernica di Picasso) e al Museo Thyssen-Bornemisza.