Itinerari dal mondo

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BERGAMO. LA GRANDE PITTURA TRA LOTTO E MORONI

Tra le tante meraviglie di Bergamo vi sono gli splendidi dipinti che Lorenzo Lotto lascia dopo la sua permanenza in città.
di Fabio Massimo Penna


Tra i gioielli di Bergamo merita sicuramente una visita la Cappella Colleoni, sepolcro del grande condottiero Bartolomeo Colleoni al quale il Verrocchio aveva dedicato il famoso monumento equestre a Venezia. Il mausoleo è un capolavoro architettonico di Giovanni Antonio Amadeo, architetto noto anche per gli interventi nella Certosa di Pavia. Nella Cappella Colleoni l’Amadeo riesce a coniugare il rigoroso schema rinascimentale a pianta centrale con un’abbondanza decorativa goticheggiante che impreziosisce la facciata policroma. La lezione fiorentina di Brunelleschi viene piegata all’inclinazione ornamentale lombarda. L’architetto di Pavia è anche scultore e all’interno della cappella realizza il monumento funebre di Medea Colleoni con la figura recumbente della figlia del famoso condottiero che “si contrappone, per la finezza ottenuta con la pittorica modulazione dei piani plastici, all’esuberanza un po’ pesante della decorazione del sarcofago” (Piero Adorno – Adriana Mastrangelo, Dell’arte e degli artisti – Il Rinascimento, G. D’Anna Casa editrice, Firenze, 2002). La facciata della cappella è un gioioso insieme di elementi vivaci e cromaticamente brillanti che esibisce il linguaggio pittorico della scuola lombarda.


Fondamentale per l’arte bergamasca è la permanenza in città del grande pittore veneziano Lorenzo Lotto, che risiede nel centro lombardo dal 1513 al 1525. Capolavoro assoluto del grande artista è la Pala Martinengo, conservata presso la chiesa di San Bartolomeo, connotata dalla straordinaria grandiosità dell’architettura dipinta con l’arco voltato a botte e la fuga prospettica delle colonne convergente nel punto di fuga posto in coincidenza con il ventre della Madonna, assisa su di un alto basamento assieme al Bambino. I personaggi che attorniano la Vergine sono disposti in modo da accompagnare la fuga delle colonne e la cupola aperta lascia affiorare la luce che bagna le figure facendole emergere dal buio del catino absidale. La Pala di San Bernardino in Pignolo della chiesa di San Bernardino conferma la straordinaria padronanza prospettica del pittore veneziano negli scorci del telo sopra la Vergine e il Bambino e degli angeli reggicortina. Un angelo intento a scrivere si volta di scatto verso il visitatore coinvolgendolo nel dipinto. La zona scura dovuta al tendaggio che incombe sul trono della Madonna consente a Lotto di graduare il cromatismo dell’opera in trapassi dalla luce all’oscurità dell’ombra con morbidi cambiamenti intermedi.


Di origini bergamasche è il grande pittore cinquecentesco Giovanni Battista Moroni. L’artista si guadagna fama immortale con i suoi “ritratti in azione” nei quali riprende gli effigiati intenti nelle loro attività lavorative, come nel famoso Il sarto della National Gallery di Londra in cui l’uomo è raffigurato con le forbici in mano colto nell’atto di tagliare un pezzo di stoffa. Con questo espediente il pittore evita la staticità dei ritratti ufficiali. L’ aristocrazia e l’alta borghesia bergamasche trovano il loro cantore in Moroni come dimostra il Ritratto di Antonio Navagero della milanese Pinacoteca di Brera in cui lo studio psicologico documenta il rigore religioso del personaggio ritratto. Bergamo conserva molte opere del suo illustre figlio come la tela del Cavaliere in rosa di Palazzo Moroni, Il battesimo di Cristo del Museo Adriano Bernareggi e la Pala di Santa Caterina della Cattedrale. Proprio la cattedrale vede l’intervento del geniale architetto fiorentino Antonio Averulino detto Filarete che idea un corpo longitudinale, una croce latina a navata unica con cappelle laterali. Sul suo progetto deve in seguito intervenire Carlo Fontana che fu anche architetto papale a Roma dove realizza la facciata della chiesa di San Marcello al Corso.


Altro grande genio bergamasco è lo scultore Giacomo Manzù, uno dei massimi artisti italiani del Novecento. A San Pietro realizza la Porta della Morte, in cui alla crocifissione di Cristo e alla morte della Vergine viene affincata una morte terrena che probabilmente rinvia alle uccisioni dei partigiani da parte dei fascisti. Tra le sue opere più famose vi è la statua in bronzo di David, con la quale si discosta dalla tradizionale rappresentazione dell’eroe biblico, raffigurandolo fragile e intimorito in posizione accovacciata. Famosi anche i suoi Cardinali, sculture che variano per dimensioni e materiali (quasi sempre in bronzo ma anche in marmo e alabastro).

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