NAPOLI. IL GOLFO, IL VESUVIO E LE BELLEZZE ARTISTICHE.
7 Dicembre 2020
Città di straordinaria bellezza, Napoli presenta capolavori artistici che spaziano dagli influssi iberici agli interventi rinascimentali alla teatralità barocca.
di Fabio Massimo Penna
Napoli era un tempo considerata una delle città più belle del mondo. Il golfo, il Vesuvio, il porto e i quartieri urbani incantavano i visitatori. Una grande metropoli del Mediterraneo che unisce allo splendore del luogo la vivacità degli abitanti, un brulicare di vita e storia in un immenso azzurro. Per i nostri itinerari scegliamo alcuni luoghi artistici, tra i tanti che offre la città partenopea, di particolare interesse.
Nel Quattrocento nella città partenopea si trovano ad operare maestranze provenienti dalla Spagna sotto la direzione del grande architetto e scultore catalano Guillén Segrera, arrivato a Napoli nel 1447. Il suo nome è legato in particolar modo all’arco di trionfo di Alfonso d’Aragona, un ingresso monumentale che coniuga con straordinaria naturalezza architettura e scultura. L’opera deriva dall’antichità, traendo ispirazione dagli archi di trionfo romani. Incassata tra due torrioni, la struttura è impostata su due archi a tutto sesto sovrapposti ed è chiusa nella zona superiore da un timpano curvilineo, contenente un altorilievo con due divinità fluviali, sopra il quale si staglia imponente le statua dell’arcangelo Michele. A separare in altezza i due archi è il Trionfo di Alfonso, un fregio con bassorilievi mentre alcune nicchie contengono statue raffiguranti le virtù cardinali. L’opera sembra mancare di compattezza a causa degli interventi di vari scultori tra i quali spicca il dalmata Francesco Laurana, che dal 1452 diresse i lavori dell’arco di trionfo. Secondo una tradizione alla realizzazione dell’opera avrebbe contribuito anche il grande artista Pisanello, presente nella città partenopea all’epoca. La fine del secolo vede arrivare a Napoli le teorie rinascimentali elaborate in Toscana da geni quali Brunelleschi, Alberti, Masaccio, Donatello e Piero della Francesca.
Capolavoro assoluto di questa fase è il sepolcro di Maria d’Aragona della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, tipico monumento a parete del Rinascimento. L’opera, iniziata da Antonio Rossellino e portata a termine da Benedetto da Maiano, si ispira al monumento del cardinale del Portogallo realizzato per la fiorentina chiesa di San Miniato al Monte dallo stesso Rossellino pochi anni prima. La sepoltura di Maria d’Aragona si presenta come un campionario del repertorio di elementi ornamentali e architettonici classici. La scultura della defunta è sdraiata sopra un sarcofago ai cui lati siedono due geni funerari. Altra opera fondamentale per il Rinascimento napoletano è la villa di Poggioreale che vede l’intervento di due grandi architetti quali Giuliano da Maiano e Francesco di Giorgio Martini. Sempre a Giuliano da Maiano si deve un altro arco di trionfo napoletano, la porta Capuana, struttura dalle proporzioni perfette e adornata in maniera estremamente raffinata. Di straordinaria qualità appare l’eccezionale gruppo scultoreo in terracotta policroma il Compianto sul corpo di Cristo di Guido Mazzoni conservato presso la chiesa di Monteoliveto.
Durante la sua fuga da Roma dopo l’omicidio di Ranuccio Tomassoni e la conseguente condanna a morte in contumacia, Caravaggio si ferma in due occasioni a Napoli (nel 1607 e nel 1609) e lascia importanti tracce artistiche del suo passaggio in città. Nel 1607 realizza un’opera straordinaria quale Le sette opere di misericordia conservata presso la chiesa del Pio Monte della Misericordia. La tela è drammaticamente movimentata con personaggi, teatralmente connotati da una frenetica gestualità, che affiorano dall’oscurità nella quale è immerso il dipinto. La rappresentazione di un tema sacro viene innervata dall’umanità e passionalità caratteristiche della realtà napoletana. L’opera ha la peculiarità di rappresentare insieme in un’unica tela le opere di misericordia evangelica. Sono figurazioni di alto valore simbolico come nel caso di una donna intenta con il proprio seno ad allattare un anziano (dare da mangiare agli affamati) o nel San Martino che copre una figura nuda con il suo mantello (vestire gli ignudi). Difficile invece stabilire se sia da attribuire al primo o al secondo soggiorno napoletano del Merisi la straordinaria Flagellazione conservata al Museo di Capodimonte.
Tra le tante bellezze di Napoli merita una visita il settecentesco Foro Carolino opera del grande architetto Luigi Vanvitelli, un importante intervento urbanistico fondato su classica austerità che rivela l’ecletticità del grande architetto, urbanista e ingegnere civile.