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VOLTERRA. L’ARTE ETRUSCA INCONTRA IL MANIERISMO

Città ricca di storia e arte, Volterra è stata anche il luogo mitico dove Carlo Cassola ha ambientato molti romanzi.

di Fabio Massimo Penna

Città natia dell’artista Daniele Ricciarelli, detto Daniele da Volterra, pittore la cui fama venne compromessa dall’incarico di coprire i nudi michelangioleschi della cappella Sistina che gli valse lo spregiativo soprannome di “braghettone”, e luogo mitico nel quale lo scrittore romano Carlo Cassola ambienta le sue opere letterarie, Volterra si impone al visitatore come uno dei più bei centri toscani. Stupendo esempio di integrazione tra urbanistica medievale e rovine etrusche e romane, la città si stende a 550 metri di altezza su di una zona collinare connotata dalle balze con sottostanti calanchi, caratteristiche formazioni geologiche locali. Il centro cittadino è racchiuso entro mura etrusche e medievali. Volterra era inizialmente una delle dodici città-stato etrusche. Situata in una favorevole posizione strategica essa controllava una vasta fascia costiera e, in seguito, passò sotto la giurisdizione romana. Il momento di massimo splendore la città lo raggiunse, però, durante il Medioevo. Se la struttura del centro urbano è riferibile all’epoca medievale, tanti e notevoli sono i resti di età etrusca e romana. A cominciare dalla porta dell’arco, tipico esempio etrusco di arco reale, con la suddivisione dei pesi con il carico sulla chiave di volta che viene scaricato sui conci laterali. La muratura consiste di grandi pietre squadrate. Pur sottoposta a interventi in epoca romana e medievale, l’opera mantiene la forma originaria con i pilastri realizzati in pietra arenaria e i conci di pietra sgrossata. Di eccezionale bellezza e valore storico sono i resti del teatro romano di età augustea, caratterizzato da una ripida zona per gli spettatori semicircolare appoggiata sul fianco della collina con in fondo l’orchestra e il palcoscenico.

Un must per chi si reca a Volterra è, ovviamente, il Museo Etrusco Guarnacci, dal nome del monsignor Mario Guarnacci, il quale nel 1761 dona alla città natia una delle più importanti collezioni di arte etrusca dell’intera Italia. Il museo può vantare più di seicento urne cinerarie e notevoli bronzetti votivi. L’ampia collezione, che nel tempo si è ingrandita grazie e scavi e acquisizioni, spazia dai lavori villanoviani ai reperti ellenistici. A dominare lo skyline cittadino è la Rocca Nuova, fortificazione voluta da Lorenzo il Magnifico, che nel tempo divenne una prigione. Altra visita ineludibile è quella al Palazzo Pretorio che, costituito dall’unione di più corpi di fabbrica e da una torre, è punteggiato da una serie di bifore inscritte in un arco a sesto acuto ed è caratterizzato dal cinghiale raffigurato nella zona superiore. La torre venne adibita a ufficio del podestà, il massimo giudice cittadino. Notevole è, inoltre, il Battistero ottagonale di epoca romanica realizzato con la pietra locale a strisce bianche e verdi. All’arte romanica, declinata nello stile pisano, è riconducibile il Duomo di Santa Maria Assunta a tre navate che, pur mantenendo un aspetto tradizionale appare come un’opera disomogenea.

Il Museo Civico conserva un’opera molto famosa quale la Deposizione di Rosso Fiorentino, uno dei massimi capolavori del Manierismo. Giocata sulle linee verticali della croce e delle tre scale ad essa appoggiate, una sorta di intelaiatura della composizione, la tavola nasconde il paesaggio sullo sfondo per il concitato affollarsi in primo piano delle figure serpentinate (allungate a guisa della fiamma del fuoco che si libra in aria), connotate dai volti espressionisticamente stravolti, e da un cielo plumbeo e livido. L’insieme è caratterizzato da una commistione di reale e astratto. La foga dei gesti e i contorni spigolosi accentuano la nota patetica e melodrammatica del dipinto.

Artista non eccelso, Daniele da Volterra opera a Roma nella cerchia di Michelangelo.  Un’amicizia importante che però diventerà un marchio negativo per l’artista volterrano chiamato a coprire i nudi del Giudizio Universale. Nella Città eterna Daniele lascia importanti tracce della sua adesione al Manierismo in particolare nell’affollata Deposizione di Cristo dalla croce della Cappella Orsini nella Chiesa di Trinità dei Monti in cui appare evidente il ricordo della Deposizione di Volterra di Rosso Fiorentino. Anche qui i bracci della croce e le tre scale appoggiate ad essa creano un reticolo intorno al quale si dispongono le figure, il cui numero appare aumentato rispetto al modello di Rosso. Nella stessa chiesa romana si può ammirare anche La presentazione della Vergine al tempio nella Cappella Della Rovere.

Un grande amore lega lo scrittore romano Carlo Cassola a Volterra. Nella città toscana nasce la madre del letterato ed egli vi trascorrerà molti periodi della sua vita. La sua partecipazione alla resistenza è legata alla XXIII brigata che agiva proprio in quella zona della Toscana. A Volterra Cassola ambienta molte sue opere letterarie come La ragazza di Bube, Fausto e Anna e I vecchi compagni.

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