LO SCRITTORE E L’ISOLA. HEMINGWAY E I SUOI GIORNI A CUBA
26 Marzo 2020
di Fabio Massimo Penna
Visitare Cuba significa anche ripercorrere gli anni trascorsi sull’isola caraibica dal grande scrittore statunitense.
Hemingway e Cuba. Un grande amore. Giunto nell’isola delle Grandi Antille nel 1939 lo scrittore statunitense vi rimarrà fino al 1960. Ad attrarlo in maniera irresistibile era il mare cubano nel quale poteva dedicarsi alla pesca d’altura del marlin, lui che fin dalla giovane età era stato iniziato dal padre alle attività di caccia e pesca. La sua vita a L’avana è anche prolifica a livello letterario lì, infatti, nascono i capolavori Per chi suona la campana (1940), scritto quasi interamente a Cuba, e Il vecchio e il mare (1952). Il passaggio di Hemingway nell’isola caraibica ha lasciato molte tracce, a cominciare dalla Finca Vigia, la casa sulla collina nei pressi de L’avana dove l’autore di Fiesta (1926) ha vissuto dal 1939 al 1960. Attualmente Finca Vigia ospita il museo dedicato a Hemingway, in cui tutto è conservato esattamente come era nel momento in cui lo scrittore lasciò l’isola. Altre tracce importanti sono i locali che amava frequentare. Mete favorite per le sue serate erano la Bodeguita del Medio e il cocktail bar El Floridita, dove era solito degustare dell’ottimo daiquiri. All’interno del locale è collocata una statua del romanziere statunitense. A immortale memoria della passione di Hemingway per Cuba e per la pesca vi è Il vecchio e il mare, tardo capolavoro nel quale descrive la quotidiana lotta per la sopravvivenza dell’anziano pescatore cubano Santiago. Il racconto vede Santiago combattere disperatamente dapprima per riuscire a pescare un enorme e ostinato pesce spada e in seguito confrontarsi con un gruppo di squali che intende cibarsi del pesce legato alla barca. La vicenda narrata rispecchia la tematica portante della poetica di Hemingway, ovvero la continua sfida che l’uomo è costretto a ingaggiare con la natura per la propria sopravvivenza. Erano state le sue dure esperienze di guerra a spingerlo a maturare questa concezione dell’esistenza come continua lotta per restare in vita. Questa sua attitudine lo spinge a registrare nelle sue opere lo scontro con l’ambiente ostile dei popoli con i quali la sua esistenza girovaga lo portava di volta in volta in contatto.
Massimo esponente della “generazione perduta”, gruppo di scrittori statunitensi, Hemingway nella sua vita si è spostato continuamente dagli Stati Uniti all’Italia, alla Francia, alla Spagna a Cuba. Il suo impegno sul fronte della guerra sia come combattente (in Italia viene ferito e riceve decorazioni quali la croce di guerra americana e la medaglia d’argento italiana) che come invito speciale (è cronista durante la guerra civile spagnola) testimonia la sua frenetica voglia di vivere e la sua impaziente curiosità. Importante è l’esperienza nella penisola iberica dove era arrivato nel 1936 inviato dalla North American Newspaper Alliance per un reportage sulla guerra civile. In questo periodo scrive i testi del documentario Tierra de Espana e offre la sua voce per commentare le immagini dei combattimenti al fine di spingere gli statunitensi a schierarsi contro i franchisti. La sua partecipazione attiva ai grandi eventi della storia trova il suo contraltare in una scrittura che poggia le sue basi sull’ esaltazione dell’onore e del coraggio. La scrittura di Hemingway, che nasce come giornalista e cronista, mostra uno stile che risente di questa formazione: asciutto, incisivo, con prevalenza di periodi brevi e sintetici. Questo linguaggio rapido ed essenziale consente una presa diretta sugli eventi e il mantenimento della freschezza e dell’immediatezza dei fatti. Dalla sua esperienza sul fronte italiano nasce Addio alle armi (1929), racconto delle vicende di un americano che combatte in Italia durante la prima guerra mondiale mentre il periodo di cronista della guerra civile spagnola torna nelle pagine di Per chi suona la campana, romanzo che narra le vicende di un americano che in Spagna si unisce ai repubblicani contro lo schieramento franchista e mentre tutto precipita vive una storia d’amore con la diciannovenne spagnola Maria. I traumi della guerra hanno sempre conseguenze drammatiche per gli eroi di Hemingway come per Jake, il protagonista di Fiesta, che una ferita in battaglia ha reso sessualmente impotente. La considerazione di cui gode l’opera di Hemingway è globale e i riconoscimenti si sprecano dal premio Pulitzer del 1953 fino al Nobel per la letteratura che gli viene conferito l’anno successivo. Il rientro negli Stati Uniti da Cuba coincide, però, con un periodo di grave depressione: dopo un primo tentativo di suicidio lo scrittore si toglie la vita nel 1961.