ATENE. VIAGGIO ALLE ORIGINI DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
21 Aprile 2020
La città greca è stata la culla della cultura e dell’arte mondiale. Inevitabile visitarla alla scoperta delle nostre radici mediterranee.
di Fabio Massimo Penna
La culla della civiltà. Il pensiero umano in tutte le sue espressioni nasce lì. Dall’alto dell’Acropoli il Partenone guarda Atene stendersi ai suoi piedi. Nelle vie e nei vicoli della città greca uomini sapienti pongono le basi della convivenza umana. Atene è un incessante ribollire di idee artistiche e culturali e si pone anche come modello urbanistico assoluto dell’antichità. Fidia, Policleto, Mirone, Prassitele, Skopas e Lisippo sono le ingegnose personalità dalle quali prende avvio l’arte mondiale. Le loro idee plasmeranno il gusto estetico dei secoli a venire. Dalla Grecia provengono la divisione in ordini architettonici: dorico (con colonne poggianti direttamente sulla base e con un capitello spoglio formato da due elementi sovrapposti), ionico (colonne con un a base propria e capitelli con volute) e corinzio (con capitello caratterizzato d foglie d’acanto), le misure per l’armonia nelle sculture (Policleto stabilisce che la testa deve essere un ottavo di tutto il corpo), le basi dell’architettura (templi con timpani, colonne…), l’urbanistica (città con acropoli, templi, piazza per il mercato e per le riunioni dei cittadini), edilizia teatrale (il teatro di Dioniso ad Atene con la zona per l’orchestra).
Sull’Acropoli, sotto la direzione di Fidia, coadiuvato dagli architetti Ictino e Mnesicle, viene edificato il più imponente complesso monumentale dell’antichità comprendente il Partenone, i Propilei, l’Eretteo e il tempio di Atena Nike. I Propilei sono l’accesso monumentale e solenne (letteralmente il termine significa “ciò che si trova di fronte alla porta”) di un edificio sacro e sono formati da colonne, portici e sovente una imponente scalinata. Quelli di Atene includono tre corpi: uno al centro e due laterali in un insieme connotato da grande equilibrio. La loro progettazione viene attribuita a Mnesicle. Autore dell’Eretteo è Filocle che realizza un tempio di ordine ionico in cui si segnala la Loggetta delle Cariatidi, figure femminili scolpite che fungono da sostegno all’architrave della costruzione. La paternità del Partenone, invece, è da dividere tra gli architetti Ictino e Callicrate e Fidia, la cui opera di coordinamento dei lavori è considerata fondamentale. Lo stile è dorico ma alleggerito dalla rastremazione delle colonne, cioè dal loro restringimento nella parte superiore rispetto alla quella inferiore. Il Partenone impone ai templi delle epoche successive un modello che prevede otto colonne nella parte frontale e diciassette per ognuno dei lati. Bellezza e funzionalità sono abbinate in un insieme armonioso in cui ogni dettaglio è inserito nel rispetto di un ordine razionale. Purtroppo, il visitatore di Atene deve essere disposto a fare qualche rinuncia nel suo tour dell’Acropoli. A fronte delle meraviglie che i resti di una grande civiltà ci hanno lasciato il paziente turista deve fare i conti sia con i danni provocati dalle cannonate nel Seicento che con la spoliazione di una parte dei capolavori scultorei subita dalla città a fine Settecento. Per questo motivo vi è stata la dislocazione di alcune opere in altre sedi e possono essere ammirate, oltre che nella capitale greca, al British Museum di Londra e al Louvre di Parigi.
Diamo uno sguardo ora alle figure che hanno permesso alla civiltà greca di imporsi in tutto il mondo. Del grande scultore Fidia ci è pervenuto molto poco. La sua fama è dovuta alle descrizioni delle opere letterarie o alle copie romane in marmo. Della colossale statua di Pallade Atena che era stata collocata nella zona interna del Partenone ci rimane una ben misera copia romana. L’opera lignea era rivestita da parti di armatura e abiti crisoelefantine, cioè realizzate in oro e avorio che donavano una policromia straordinaria alla scultura. I fedeli pagani si trovavano davanti a questa imponente e maestosa statua che li incantava e intimoriva al contempo. Nel Partenone a colpire particolarmente sono le tre sculture di dee inserite nel frontone orientale disposte in maniera tale da comporre un insieme perfettamente concatenato e armonico che, partendo dalla scultura seduta sulla sinistra, avvia un movimento digradante che prosegue nella dea seduta più in basso accanto a lei e si conclude nella figura sdraiata che si appoggia languidamente sulle sue gambe. Una corrispondenza di pose e gesti in una rigorosa logica compositiva, una straordinaria abilità nella resa del panneggio, una precisa equivalenza nelle dimensioni fanno di questa opera un momento di rara perfezione artistica e di sensibilità quasi moderna. Sulla paternità del gruppo scultoreo abbiamo pochi indizi: la critica è solita attribuirla a Fidia per il suo ruolo di direttore dei lavori dell’Acropoli e per le sue qualità scultoree.
La scultura di Skopas è caratterizzata dalla violenta torsione delle sue statue, un movimento impetuoso, uno scatto improvviso del busto. Questa caratteristica è testimoniata dalla sua famosa Menade danzante, la cui copia romana è conservata a Dresda. In questo modo egli riusciva a conferire pathos e commozione al suo lavoro. La grandezza di Prassitele è riassunta dalla grazia e raffinatezza delle sue sculture che immortalano figure flessuose e levigate. La definizione anatomica, priva di rigidità e dotata di straordinarie naturalezza e scioltezza, innerva le statue ispirate a un alto ideale di bellezza. Famosi sono il suo gruppo scultoreo di Ermes con Dioniso bambino in cui il dio gioca serenamente con il fanciullo con un contegno fraterno e la pudica Afrodite di Cnido che si prepara per il bagno. La straordinaria capacità di Lisippo di rendere realisticamente la natura lo rese uno degli scultori più ammirati dell’antichità. L’artista originario del Peloponneso innervava le proprie figure di introspezione psicologica. La sua scultura più conosciuta, tramite copia romana, è l’Apoxyòmenos che rappresenta un atleta colto nell’atto di pulirsi il corpo con lo strigile, oggetto metallico usato per detergere il corpo dopo le gare.
Figura fondamentale nello sviluppo dell’arte è quella dello scultore Policleto. A lui si deve il Kanon, un testo andato perduto nel quale l’autore fissa la proporzione delle forme nelle statue. A semplificare le sue teorie abbiamo la copia romana del Doriforo che mostra la tipica disposizione incrociata o chiasmo: la gamba destra è portante (in tensione) e il braccio destro è in riposo mentre la gamba sinistra è in riposo e il braccio sinistro portante (tiene la lancia). Inoltre la statua mostra la metodologia da seguire in fatto di proporzioni: la testa è un ottavo di tutto il corpo, il busto tre ottavi e così via. A noi è giunta un’altra copia di un suo capolavoro, il Diadumeno, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Atene, che raffigura un atleta che si lega la fascia della vittoria sulla fronte. Altra opera fondamentale per l’arte mondiale è il Discobolo di Mirone. La scultura è famosa per la posa dinamica del lanciatore del disco colto un istante prima del lancio con il corpo ripiegato su se stesso e in tensione, pronto a scatenare una forza a stento trattenuta.