CITTÀ LETTERARIE. FERRARA DA BOIARDO AD ARIOSTO A BASSANI
7 Maggio 2020
Città delle biciclette, città estense ma, soprattutto, Ferrara è un grande centro della cultura italiana.
di Fabio Massimo Penna
Per Giorgio Bassani, bolognese di nascita che trascorre la gioventù a Ferrara, quest’ultima “la città delle biciclette” è il centro della sua poetica, il luogo mitico della sua narrativa. Questo fatto è talmente vero che lo scrittore decide di chiamare le sue opere maggiori “il romanzo di Ferrara” (che comprende anche Cinque storie ferraresi e Il giardino dei Finzi Contini). Dal 1943 Bassani si stabilisce a Roma continuando a mantenere, però, un rapporto privilegiato con la città emiliana dove si reca di frequente. Proveniente da una famiglia di ebrei ferraresi, Bassani vive la tragedia delle persecuzioni razziali da parte del fascismo. Tra i Cinque racconti ferraresi si impone Una notte del ’43, racconto che narra le vicende della notte del dicembre 1943 in cui un gruppo di repubblichini fascisti giungono in città per vendicare l’omicidio di un segretario federale e fucilano undici persone. L’unico testimone dell’avvenimento, che potrebbe assicurare il responsabile della strage alla giustizia, decide di non parlare. Florestano Vancini porta il racconto sul grande schermo con il titolo di La lunga notte del ’43, immortalando un a Ferrara cupa, stretta nei rigori dell’inverno. La città estense è anche al centro de Il giardino dei Finzi Contini in cui Bassani racconta le vicissitudini di una famiglia israelitica, i Finzi Contini, che vive appartata in una villa. A seguito delle restrizioni dovute alle leggi razziali la villa diviene un punto di incontro per i giovani della città. Il romanzo segue le vicende di quattro ragazzi del gruppo tra i quali si staglia la figura della bella Micol che rifiuta la banalità della vita borghese e che finisce, insieme ai suoi, deportata in un campo di sterminio in Germania. Dal romanzo nasce l’omonimo film di Vittorio De Sica con protagonisti Lino Capolicchio, Dominique Sanda, Helmut Berger, Fabio Testi e Romolo Valli.
La propensione di Ferrara alla letteratura ha radici antiche. Nel Quattrocento la corte estense mostrava una grande attenzione per la letteratura cavalleresca. Matteo Maria Boiardo, stabilitosi in città nel 1460, ricevette importanti incarichi da Ercole I d’Este.In seguito si sposterà a Reggio Emilia e a Scandiano ma il suo massimo poema l’Orlando innamorato, che inizia a comporre a Ferrara e che intreccia storie d’amore e di guerra con incursioni nella dimensione magica (i protagonisti si amano o si odiano a seconda che bevano alla fonte dell’amore o dell’odio) mantiene la passione per la dimensione favolosa che caratterizza la corte estense. Anche l’opera teatrale dello scrittore (in particolare il Timone) sembra legata al ruolo che la città emiliana andava acquisendo nel quadro della cultura italiana: “La produzione teatrale di Boiardo va messa in relazione con l’emergere, negli ultimi decenni del secolo, di Ferrara come uno dei più importanti centri teatrali, in cui si recuperavano i testi del teatro classico e se ne producevano a sua imitazione” (dall’Introduzione di Claudia Micocci in Matteo Maria Boiardo, Canzoniere – Amorum Libri, Garzanti editore, 1990).
Ancora più stretto è il legame della corte estense con Ludovico Ariosto e con il suo capolavoro l’Orlando furioso, che esce a Ferrara nel 1516. Guarino Guarini aveva posto le basi per la nascita a Ferrara di una importante civiltà umanistico-letteraria. Era naturale che un’opera come l’Orlando furioso trovasse terreno fertile in un sostrato culturale dalle caratteristiche ben definite: “L’epica Ferrara presentava l’immagine di una città in cui il gusto della politica, delle armi, delle lettere trovava espressione in maniera così ricca di vitalità che portava in sé quasi il germe di un’opera che di essa, e della sua civiltà, giungesse a dare un’alta trasfigurazione poetica.” (Introduzione di Marcello Turchi in Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Garzanti editore, 1974). Nella città emiliana il giovane Ariosto si forma studiando giurisprudenza e prendendo parte alla vita di corte. Al servizio del cardinale Ippolito d’Este svolge un importante ruolo diplomatico. Dopo vari spostamenti, a conferma del suo amore per la città, Ariosto decide di trascorrere gli ultimi anni di vita a Ferrara in una casa che acquista nella contrada Mirasole. Altri due elementi confermano tale indissolubile legame. I personaggi del Furioso Ruggero e Bradamante vengono definiti dallo scrittore antenati degli Estensi, i signori di Ferrara, e il poema è dedicato al cardinale Ippolito d’Este. L’opera teatrale I supposti si basa, come dichiara il titolo poiché supposti vuol dire “scambiati”, su di un intreccio con scambi di persona. Con grande originalità, Ariosto ambienta la commedia a Ferrara. Lo scrittore può così inserire riferimenti, più o meno espliciti, alla corte estense, che diviene così lo sfondo di intrighi e finzioni.