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IL DRAMMA DEI TERREMOTI. QUANDO L’ITALIA TREMA DA MESSINA AD AMATRICE

Vediamo cosa avviene quando si scatena un terremoto. Ricordiamo anche alcune catastrofi che si sono abbattute sull’Italia.

di Fabio Massimo Penna

Succede a volte che la terra tremi. E quando lo fa provoca disastri terrificanti. Vediamo come. La violenza dei terremoti viene classificata a seconda della magnitudo (scala Richter) e l’intensità (scala Mercalli). La magnitudo si riferisce alla quantità di energia che si sprigiona nell’epicentro del sisma mentre l’intensità calcola la dimensione dei danni causati sulla superficie terrestre. Alla base di queste terrificanti scosse telluriche vi sono i repentini spostamenti, nel sottosuolo, di masse rocciose, che possono anche venir spinte contro altre masse rocciose. Normalmente alcune scosse anticipano quella principale che è di solito seguita dalle cosiddette scosse di assestamento. Il fenomeno vibratorio, causato dalle onde sismiche, può durare qualche secondo o pochi minuti. Il grande problema inerente ai terremoti è quello della prevenzione, della difesa dei territori da questa devastante calamità naturale. Un grande sforzo viene effettuato per cercare di fissare parametri di previsione che possano, grazie all’analisi di eventi anticipatori, consentire di capire preventivamente l’istante in cui l’evento si verificherà, l’epicentro dal quale il sisma si propagherà e la sua intensità. Data l’imprevedibilità di questi fenomeni le previsioni non hanno ancora raggiunto un grado di certezza e affidabilità tale da garantire un elevato livello di sicurezza. Di norma vengono analizzati i sismi del passato per preparare le difese per eventuali terremoti futuri. Un segnale importante è la cosiddetta microscossa, vibrazione che l’uomo non può captare senza l’aiuto di adeguati strumenti e che può indicare le caratteristiche dell’evento maggiore.

Date le difficoltà di anticipare gli eventi la miglior difesa dai sismi è affidata all’architettura. Sfortunatamente questa protezione di carattere passivo ha costi elevati. Gli edifici costruiti in zone che la scienza e gli eventi passati hanno identificato come luoghi a rischio sismico debbono avere strutture in grado di reggere l’impatto con il terremoto. L’Italia, dopo i devastanti eventi sismici che hanno colpito Messina e Reggio Calabria nel 1908, ha stabilito la divisione dei comuni a seconda del loro coefficiente sismico. Si tratta di “comuni sismici di prima categoria, nei quali si devono applicare forti vincoli in fase di progettazione e costruzione dei manufatti – Comuni sismici di seconda categoria, sottoposti a vincoli meno limitativi – Comuni di terza categoria, dichiarati non sismici e quindi esenti da vincoli specifici” (Piero Dagradi, Uomo-Ambiente-Società, introduzione alla geografia umana, Pàtron editore, Bologna, 1995). Purtroppo nel bel paese esistono molte costruzioni vecchie, capaci di opporre una debole resistenza alle sollecitazioni dovute ai sismi e si devono in questi casi effettuare interventi di consolidamento: “le tecniche più diffuse prevedono l’irrigidimento dei solai e l’applicazione di tiranti per aumentare la coesione. Vengono inoltre usate reti metalliche applicate su ambedue le facce delle murature con il compito di ostacolare il crollo fuori piano” (Piero Dagradi, op. cit.). Il Giappone, che ha una lunga pratica con gli eventi sismici, ha sviluppato un approccio che evita una rigida resistenza al terremoto in favore di una grande flessibilità, con la creazione di costruzioni in grado di assecondare i sommovimenti tellurici conformandosi agli spostamenti, sia sussultori che ondulatori, del terreno. Chiamato a realizzare l’Aeroporto di Kansai nella baia di Osaka in Giappone, il grande architetto italiano Renzo Piano ha compreso l’importanza dell’approccio giapponese ai sismi e in tale ottica ha realizzato il proprio progetto: “L’uso di strutture fluide e leggere ha garantito la sicurezza complessiva dell’intervento. Come ricordò per l’occasione Piano: ‘la furia degli elementi abbatte la quercia, ma non spezza la canna, leggera e flessibile’ “ (L’architettura e i protagonisti – Renzo Piano, Gruppo Editoriale L’ Espresso S.P.A., Roma, 2007).

 L’Italia è, per la sua conformazione, un territorio soggetto a frequenti terremoti. Quella che è considerata la catastrofe italiana per eccellenza è il terremoto di Messina del 1908. L’evento, verificatosi la mattina del 28 dicembre 1908, fu estremamente violento, con magnitudo 7,1 MW ovvero di intensità pari all’undicesimo grado della scala Mercalli. Il sisma causò la morte di un numero molto elevato di persone, secondo alcune stime il numero delle vittime avrebbe superato le 100.000 unità mentre altre fonti parlano di 80.000 morti. Le micidiali scosse telluriche colpirono lo Stretto di Messina devastando Messina e Reggio Calabria, città che vennero quasi rase al suolo. A peggiorare la situazione contribuì un maremoto che si verificò pochi minuti dopo l’evento sismico. Il terremoto venne in seguito analizzato da importanti studiosi e un lavoro particolarmente interessante è raccolto nel saggio di Mario Baratta La catastrofe sismica calabro-messinese. Tra le tragedie che hanno colpito il nostro paese in anni più recenti menzioniamo il sisma che nel 1976 si abbattè sul Friuli, nella zona di Udine, con una scossa di 6,4 della scala Richter e un migliaio di vittime e quello dell’Irpinia del 1908 con magnitudo 6,9 (dieci nella scala Mercalli) che ha causato la morte di circa tremila persone. Nell’Umbria e nelle Marche vi furono pesanti scosse nel 1997 (ottavo grado della scala Mercalli) con 11 morti e in Abruzzo nel 2009 con 309 morti (magnitudo su scala Richter 5,9). A essere colpita nel 2012  fu l’ Emilia Romagna con scosse di magnitudo 5.9 e 27 vittime. Il centro Italia tra il 2016 e il 2017 venne devastato da vari eventi sismici che colpirono un’ampia zona tra Lazio, Umbria e Marche da Amatrice ad Accumuli ad Arquata del Tronto. La scossa più potente toccò una magnitudo 6,5 della scala Richter. Alla fine si registrarono 303 morti e la sequenza fu la seguente: alla scossa del 24 agosto del 2016 seguirono quelle del 26 e 30 ottobre 2016 e quella del 18 gennaio 2017.

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