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TORINO. I GIOIELLI ARCHITETTONICI DELLA CITTÀ SABAUDA

Torino, grazie agli interventi di Guarini, Juvarra e Antonelli è una delle città più interessanti d’Italia a livello architettonico.

di Fabio Massimo Penna

Un impulso decisivo alla definizione dello skyline di Torino è dato dalla presenza in città, nella seconda metà del Seicento, dell’architetto modenese Guarino Guarini. Guarini soggiorna a Roma, dove ha la possibilità di studiare le opere di Gian Lorenzo Bernini e di Francesco Borromini, e poi si sposta dalla Sicilia al Portogallo alla Spagna prima di approdare alla città sabauda, dove realizza capolavori quali la Cappella della Santa Sindone, la Chiesa di San Lorenzo e Palazzo Carignano. Frate teatino, il modenese coniuga con grande perizia intuizioni teoriche e innovazioni architettoniche donando ai suoi lavori una straordinaria qualità simbolica. La cupola della cappella della Santa Sindone mostra un’originale sequenza di sei ordini di archetti “sottesi disposti a forma di esagono, sovrammessi e sfalsati, progressivamente più stretti dal basso verso l’alto, fino a racchiudere al vertice un cerchio, sopra il quale è posta la lanterna” (Piero Adorno – Adriana Mastrangelo, Dell’arte e degli artisti, G. D’Anna Casa Editrice, Firenze, 2002). Si tratta di una soluzione tecnica ardita e insolita che trova le sue motivazioni nel valore simbolico che in questo edificio sacro Guarini intende conferire alla figura triangolare. La fonte d’ispirazione di un capolavoro così singolare è da rintracciarsi nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza di Borromini. Altrettanto coraggiosamente innovativa è la Chiesa di San Lorenzo. Impostata su di una pianta nella quale la struttura ottagonale si converte in una croce greca, la chiesa  esibisce una cupola sostenuta da costoloni intrecciati realizzati a vista ed è fondata su uno spettacolare gioco di concavo e convesso che mette in pratica “la compenetrazione di spazi indipendenti e autonomi” (Pierluigi De Vecchi – Elda Cerchiari, Arte nel tempo – Dal Tardogotico al Rococò, Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas, Milano, 1991-92). L’alternanza di elementi concavi e convessi ritorna  nel capolavoro torinese di architettura civile del Guarini, Palazzo Carignano. Complesse superfici mosse, connotate da uno stile mistilineo, sono adornate da lesene che nella zona superiore si presentano lisce e in quella inferiore, per via di originali ornamenti, sembrano realizzate a bugno rustico. Il cromatismo del cotto tendente al rosso e l’incidenza della luce che bagna una facciata connotata da rientranze ed estroflessioni conferiscono una ulteriore nota di fascino alla struttura dell’edificio.

Altra figura fondamentale per l’architettura di Torino è quella di Filippo Juvarra. La tendenza alla spettacolarità dell’architetto messinese è dovuta forse alla sua notevole attività di scenografo teatrale segnata dalle sue innovative scenografie grandiose e inclini alla tridimensionalità. Nella città sabauda Juvarra realizza uno dei grandi capolavori architettonici del Settecento, la Basilica di Superga. Costruita su di un colle dal quale domina la città sabauda, è una chiesa votiva eretta in ricordo delle vittorie sulla Francia. Impostata su di una pianta centrale collegata a un pronao di forma quadrata con colonne corinzie, la chiesa trae ispirazione dal Pantheon. La facciata è delimitata da due campanili arretrati rispetto alla basilica e l’insieme mostra un certo verticalismo cui l’agilità del pronao, il chiarore delle superfici spartite da lesene e colonne donano leggerezza. Il Casino di Caccia di Stupinigi, incentrato su di un salone centrale ovaleggiante dal quale si estendono quattro bracci posizionati a croce di Sant’Andrea, è sormontato da una cupola sulla quale si staglia la scultura bronzea di un cervo. Sul retro si allarga un imponente cortile di forma ottagonale e le tante finestre che connotano la costruzione consentono un dialogo tra esterno e interno: “Fondamentale il rapporto tra l’architettura e la luce che penetra all’interno attraverso i grandi finestroni del corpo centrale” (Pierluigi De Vecchi – Elda Cerchiari, op. cit.). L’interno riccamente decorato è dominato dal Rococò italiano ed è impreziosito dall’utilizzo di materiali preziosi e raffinati.

A completare l’orizzonte di Torino è ovviamente la Mole Antonelliana, autentico simbolo cittadino. Capolavoro dell’architetto novarese Alessandro Antonelli, la mole ospita il Museo Nazionale del Cinema, uno dei massimi musei della settima arte. Si tratta di uno degli edifici più rivoluzionari dell’epoca (1863-1888), una struttura slanciata con la cupola che si staglia fino all’altezza di 167 metri e diviene un punto di riferimento nel paesaggio, un segno che torreggia imperioso nel tessuto urbano. Antonelli fa a meno di qualsiasi decorazione e opta per una struttura a vista che palesi le strutture metalliche. A Torino l’architetto edifica anche lo storico palazzo denominato Casa Scaccabarozzi e concepisce un progetto per rimodernare il centro cittadino. Un’altra sua opera di enorme valore architettonico è la cupola di San Gaudenzio a Novara.  

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