VERONA. NON SOLO L’ARENA E GIULIETTA
30 Ottobre 2020
La città scaligera conserva importanti capolavori artistici relegati in secondo piano dalla presenza dell’anfiteatro e della casa della fanciulla shakespeariana.
di Fabio Massimo Penna
Non solo l’Arena e la casa di Giulietta. L’anfiteatro romano è divenuto un simbolo della città ed è uno straordinario tempio dell’opera lirica. La tradizione vuole che il personaggio shakespeariano vivesse in un palazzo medievale di via Cappello. Shakespeare ambienta tra la città veneta e Milano anche I due gentiluomini di Verona opera nella quale la precisione nel descrivere alcuni siti (in particolare in pozzo di San Gregorio presso Milano) ha fatto nascere due ipotesi: o un soggiorno nel Nord Italia del Bardo o “l’alternativa alla ipotesi di un viaggio nell’Italia Settentrionale è che Shakespeare apprendesse quei particolari da qualche italiano residente a Londra” (Mario Praz, Storia della letteratura inglese, Sansoni editore, Firenze, 1979). Il grande drammaturgo inglese esalta nelle sue opere l’urbe scaligera. Ora, però, vediamo alcuni dei tanti siti che la città offre in alternativa a questi luoghi oramai divenuti tappe inevitabili.
Tra i massimi architetti del Cinquecento spicca il veronese Michele Sanmicheli (1484 – 1559) che, a causa del sacco di Roma, nel 1527 abbandona la città eterna per rientrare nella natia Verona. Il soggiorno romano ha però lasciato tracce importanti nell’architetto veneto che nella capitale ha potuto conoscere l’arte antica e confrontarsi con i suoi geniali contemporanei Bramante e Raffaello. Sanmicheli porta nell’architettura veneta elementi desunti dalle antichità romana che abbina a motivi sperimentali in una personale interpretazione delle novità manieriste. A Verona lascia importanti opere. La facciata di Palazzo Bevilacqua vibra di effetti luministici grazie ai vari stilemi impiegati dalle colonne scanalate, alle statue che si adagiano sugli archi a tutto sesto delle portefinestre, ai timpani alternati a frontoni circolari, al bugno rustico del primo piano. Una facciata estremamente movimentata connotata da una teatralità manierista. Di notevole importanza anche i suoi interventi cittadini a carattere difensivo con la costruzione delle porte della nuova cinta fortificata nelle quali coniuga funzionalità e linguaggio aulico, abbinando un rivestimento rustico a raffinati frontoni sui quali spicca l’emblema cittadino. Tra di esse ricordiamo Porta Nuova e Porta Palio.
Il Gotico Internazionale a Verona è caratterizzato dalla presenza in città di uno dei massimi artisti del Quattrocento Antonio Pisano, detto il Pisanello. La Chiesa di Sant’Anastasia conserva lo straordinario affresco con San Giorgio e la principessa. Il paesaggio sullo sfondo raffigurato con grande attenzione al dettaglio presenta torri merlate, guglie, castelli insieme al terrificante particolare di due uomini impiccati. San Giorgio è rappresentato mentre si prepara alla dura prova in un insieme connotato da un tono da favola e da novella cavalleresca. La tensione per la partenza viene diluita in una scena di grande eleganza formale in cui emergono le eccezionali qualità del disegno di Pisanello rilevabili soprattutto nei cavalli in primo piano, animali ai quali l’artista aveva dedicato una serie di studi. Presso San Fermo si trova, invece, l’affresco con L’annunciazione in cui la grande tecnica del disegno si unisce a una chiarezza cromatica che rinvia a Gentile da Fabriano.
Uno dei più grandi pittori del Rinascimento lascia a Verona un’opera straordinariamente significativa. La pala di San Zeno di Andrea Mantegna, conservata nella chiesa di San Zeno, si impone come una delle opere più originali del Quattrocento italiano. Caratteristica fondamentale è la rispondenza tra la cornice in legno dorato e il dipinto. Le colonne lignee della cornice sono riprese dalle colonne dipinte cosicché cornice e quadro formano un tutt’uno inestricabile. Si tratta di una sacra conversazione ambientata in una struttura inquadrata in prospettiva. La classica linea incisiva del pittore di Isola Carturo definisce le figure dai colori smaltati bagnati dalla luce, in un insieme in cui la perfetta assimilazione della brunelleschiana prospettiva a un unico punto di fuga si coniuga a uno straordinario interesse per il tonalismo veneto (Mantegna sposa la sorella di Giovanni Bellini scopritore della “prospettiva cromatica”).