PARMA. DAGLI SFONDATI DI CORREGGIO ALL’AUDITORIUM DI RENZO PIANO
18 Gennaio 2021
Parma offre al visitatore la possibilità di ammirare splendidi edifici teatrali, dal Teatro Farnese all’Auditorium Niccolò Paganini, e capolavori artistici quali le cupole della Chiesa di San Giovanni Evangelista e del Duomo.
di Fabio Massimo Penna
Da Giovan Battista Aleotti a Renzo Piano. Il teatro a Parma gode di una grande tradizione a livello architettonico a partire da una struttura lignea come quella del Teatro Farnese, costruito nel 1618, e destinata a divenire un prototipo di edificio teatrale con la sua forma a U allungata, per finire alla trasparenza dell’Auditorium Niccolò Paganini realizzato tra il 1999 e il 2001 da Renzo Piano. L’Aleotti per la sua costruzione opta per un impianto classico “È uno spazio di grandi dimensioni (l’arcoscenico ha 12 metri di apertura, il palco ha 40 metri di profondità e la sala misura 87 per 32 metri), con un palco attrezzato di macchinerie dall’alto e di guide e argani per cambiare a vista le quinte, incorniciato da un monumentale arcoscenico con ai lati due archi trionfali” (Fabrizio Cruciani, Lo spazio del teatro, editori Laterza, Roma-Bari, 1992). La struttura sviluppa in lunghezza ed è dotata di una scena profonda e ampia. Edificato al primo piano del Palazzo della Pilotta, il teatro Farnese è un modello fondamentale per la scena barocca con gli spettatori disposti sui gradoni a semisfera sui quali si stagliano due ordini di archi a serliane sovrastati da una galleria abbellita da statue. Il teatro venne costruito per il passaggio a Parma del Granduca di Toscana Cosimo II, ma un contrattempo impedì la tanto attesa visita. L’inaugurazione dell’opera venne rinviata di una decina di anni ed ebbe luogo nel 1628 per celebrare le nozze di Odoardo, figlio di Ranuccio I Farnese, e Margherita de’ Medici, figlia di Cosimo. L’Auditorium Niccolò Paganini è una struttura essenziale, assoluta, che gioca sull’interazione tra esterno e interno. Un inno alla leggerezza con le pareti in muratura che si alternano alle vetrate della facciata e della parte posteriore. Renzo Piano riesce nel miracolo di far apparire l’auditorium e il parco circostante come un tutto unico: nulla blocca lo sguardo che si perde all’orizzonte mentre le note musicali accarezzano le orecchie. A completare l’insieme vi sono gli edifici accessori con la sala prove. Per gli amanti dell’opera è fondamentale una visita al neoclassico Teatro Regio, ritenuto un tempio della tradizione operistica italiana.
Nel Convento di San Paolo i visitatori possono ammirare la Camera della Badessa, la cui volta è affrescata nel 1519 da Antonio Allegri detto il Correggio. Qui il pittore emiliano riesce a coniugare rigore rinascimentale ed eccessi manieristici in un vano relativamente piccolo. La volta della stanza è divisa in sedici spicchi in una sorta di immaginario pergolato, con oculi nei quali si muovono dei putti che portano gli attributi di Diana, affrescata con il suo carro sopra la cappa del camino, mentre la zona inferiore è adornata da lunette monocrome che simulano bassorilievi antichi. La presenza di Correggio a Parma è importante e testimoniata da due capolavori come gli “sfondati” della Chiesa di San Giovanni Evangelista e del Duomo. Nella volta della cupola delle due costruzioni sacre Correggio “sperimenta lo sfondato, l’affresco che simula un cielo aperto” (Pierluigi De Vecchi – Elda Cerchiari, Arte nel tempo – Dal Tardogotico al Rococò, Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas, Milano, 1991-92). L’ispirazione per tale tecnica pittorica è da ricercarsi nella mantovana Camera degli sposi di Andrea Mantegna e in particolare nell’oculo della volta. Nella Chiesa di San Giovanni Evangelista il pittore affresca La visione di San Giovanni a Patmos con la cupola che raffigura un cielo contornato da nuvole con Cristo sospeso al centro e san Giovanni defilato sotto un cerchio di nubi che osserva l’evento. Il virtuosismo di Correggio si evidenzia negli scorci delle figure. L’assunzione della Vergine nel Duomo è caratterizzata dal vorticoso moto circolare degli angeli schierati in tondo sulle nuvole in un turbinio concentrico che si conclude nella figura della Vergine fluttuante in cielo. La compenetrazione di pittura e architettura crea un illusionistico slancio verso l’infinito. In queste cupole la fantasia portentosa di Correggio si esprime liberamente anticipando i grandi sfondati di epoca barocca.