Itinerari dal mondo

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Itinerari del goloso. Da Valeggio sul Mincio a Verona a Mantova

di Fabio Massimo Penna

Per gli amanti della buona cucina proponiamo un delizioso itinerario (anche artistico) che ci porterò a Valeggio sul Mincio, a Verona e a Mantova. Partiamo da Valeggio.

La grande tradizione culinaria di Valeggio sul Mincio trova una delle sue espressioni più alte nel ristorante-albergo “Al cacciatore”. Da tanti anni Luigi e Liliana deliziano il palato di chi ha la fortuna di fermarsi al ristorante con i loro piatti genuini e semplici. La specialità che li ha resi famosi sono gli inimitabili tortellini fatti a mano dalla sfoglia leggera e dal gustoso ripieno preparato con scrupolosa attenzione. E’ un piatto del quale nel tempo sono state create appetitose varianti con nuove ricette (attualmente vi sono otto varietà di tortellini). Chi vuole saperne di più può connettersi al sito www.alcacciatore.net, inviare una e-mail all’indirizzo di posta elettronica info@alcacciatore.net o telefonare al numero 045 7950500.

Valeggio sul Mincio è un comune veneto in provincia di Verona attraversato dal fiume Mincio. La storia di Valeggio risale probabilmente all’età del bronzo stando ai resti di un villaggio a palafitte scoperto sul Mincio. Nella zona sono stati trovati anche reperti di epoca etrusca. L’insediamento urbano vero e proprio è ritenuto databile al periodo longobardo. Entrato a far parte della Repubblica Cisalpina a fine Settecento, Valeggio è in seguito preso parte al Regno Lombardo Veneto e poi al Regno d’Italia, Tra i luoghi di interesse segnaliamo la settecentesca chiesa di San Pietro in Cattedra, a pianta longitudinale a croce latina e a una sola navata, e la seicentesca Villa Sigurtà. Di antichissima tradizione sono i famosi tortellini di Valeggio sul Mincio con la pasta all’uovo ripiena che è un tipico prodotto locale.

I

Verona. Per i romantici la casa di Giulietta è un must, per gli amanti della lirica Verona è l’Arena, per i buongustai la città è una sorta di cornucopia di golosità. Luogo ideale per far nascere l’amore giovanile secondo Shakespeare, Verona è anche uno scrigno pieno di bellezze artistiche. L’Arena è il monumento simbolo della città scaligera. Si tratta di un anfiteatro romano la cui parte interna presenta vari ordini di gradoni e uno spazio centrale ellittico che veniva utilizzato per le lotte dei gladiatori e i combattimenti con le belve. La struttura è scandita da tre cinte concentriche mentre della parte esterna, in gran parte distrutta da un terremoto che ha demolito l’anello ad arcate sovrapposte che inglobava l’anfiteatro, rimane solo la cosiddetta “ala”.  La costruzione è per dimensioni il terzo anfiteatro romano tra quelli arrivati fino a noi ed è edificata con la classica pietra della Valpollicella. L’Arena di Verona ospita la più importante stagione lirica del mondo. 

Tra le personalità che hanno deciso il volto della città scaligera ha un posto di rilievo  Michele Sanmicheli, che nel Cinquecento vi svolge una notevole attività edificatoria. Per l’architetto veronese i valori cromatici sono fondamentali. In tal senso egli studia

l’impatto della luce sui suoi edifici, valutando il modo in cui essa bagna le varie componenti della facciata, per ottenere le sfumature e le tonalità più adatte. Un esempio di tale ricerca è rappresentato dal veronese Palazzo Bevilacqua in cui il pianterreno, con il suo bugnato marcato, e il primo piano con le colonne scanalate, i bassorilievi, le arcate a tutto sesto e i timpani sulle porte, mostrano un affascinante gioco di luci e ombre.  Porta Palio (sempre nella città di Romeo e Giulietta) mostra, invece, le qualità di architetto militare di Sanmicheli: grande attenzione alla funzionalità e praticità dell’insieme e una maestosa e austera monumentalità. 

Edificio di fondamentale importanza per la città scaligera è la basilica di San Zeno, una delle massime espressioni del romanico in Italia. La chiesa è dedicata al santo di origini africane ritenuto autore di molti miracoli. Ad alleggerire la facciata vi è un imponente rosone realizzato da Brioloto denominato “ruota della fortuna”. Di straordinaria bellezza è il portale con le sue formelle bronzee con bassorilievi di qualità incassato in un elegante protiro dalle eleganti ed esili colonne poggiate su due leoni stilofori.All’interno è conservato il capolavoro di Andrea Mantegna “La pala di San Zeno”. In quest’opera è di grande valore artistico l’interazione tra pittura e scultura. La cornice del dipinto, infatti, entra nel quadro stesso poiché le sue colonne in legno dorato si sovrappongono ai pilastri dipinti che delineano l’ambiente porticato della tavola dando vita a uno scambio ingannevole tra arte e realtà. Il gioco tra il mondo fisico e quello fittizio della pittura è potenziato dalla corrispondenza tra luce reale e dipinta, concomitanza voluta da Mantegna stesso che allo scopo richiese di realizzare una finestra che illuminasse la tavola da destra. L’opera mostra le tipiche citazioni dell’antico mantegnesche (derivate dall’apprendistato presso la bottega di Francesco Squarcione, grande appassionato di reperti archeologici) e un impianto prospettico audace e impeccabile.   

La cucina veronese offre un’ampia varietà di leccornie. Manzo bollito con la pearà, risotto con carne di maiale, bigoli con le sardine e “pastisada de caval” (stufato di carne equina) sono alcune attrattive per il goloso. Non si può non ricordare inoltre il tipico pandoro veronese, il dolce natalizio famoso in tutto il mondo. 

Mantova. A Mantova due siti si impongono con forza al visitatore: la camera degli sposi di Palazzo Ducale e Palazzo Te. La ‘camera picta’ è un vano affrescato da Andrea Mantegna tra il 1465 e il 1474. Lo spazio a disposizione è piuttosto angusto e il pittore per farlo recepire come più ampio impiega alcuni espedienti ottici che piegano la prospettiva a scopi illusionistici: architettura autentica e parti dipinte convivono per creare una struttura ariosa e maestosa . In anticipo su tanta pittura successiva Mantegna “sfonda” il soffitto dipingendo a trompe-l’oeil un’apertura che mostra un cielo azzurro e annuvolato incorniciato da un parapetto dal quale si affacciano vari personaggi e si sporgono alcuni putti sapientemente scorciati. Notevole è anche sulla parete nord la rappresentazione della corte dei Gonzaga vista attraverso finti drappi scostati. Nonostante la spettacolarità di questo capolavoro sembra che alla sua epoca la fama dell’artista fosse legata ai “Trionfi di Cesare” di Hampton Court ciclo di nove tele sul tema dell’antico. Non manca mai, del resto,  nell’opera di Mantegna un aspetto erudito: il pittore di Isola Carturo aveva infatti profondi interessi antiquari. La cifra stilistica antichizzante che pervade la pittura di Mantegna mostra come il suo idioma artistico necessiti di un pubblico erudito. L’affresco con “San Giacomo condotto al martirio” della Cappella Ovetari a Padova è dominato da un imponente arco trionfale romano che rimanda all’arco dei Gavi di Verona (monumento distrutto nell’Ottocento e ricostruito nel 1932). Ne “L’orazione nell’orto” della National Gallery di Londra si notano sullo sfondo un monumento ispirato al Colosseo e una colonna onoraria romana. Quella che l’artista regala al riguardante è la propria interpretazione dell’antico infatti  “se Mantegna ci interessa ancora come illustratore è dovuto al fatto ch’egli mancò il proprio scopo; ed invece di dare una trascrizione archeologicamente corretta  dell’antica Roma , dette la creazione del proprio temperamento romantico: la Roma dei suoi sogni, la sua visione d’una nobile umanità, che vive nobilmente nell’ambiente più nobile” (Bernard Berenson, I pittori italiani del Rinascimento, Rcs libri, Milano, 2009).

Palazzo Te è il capolavoro assoluto del più grande degli allievi di Raffaello, Giulio Romano. Chiamato a Mantova dal marchese Federico II Gonzaga, l’artista di Roma ricevette l’incarico di dirigere i lavori di sistemazione di Palazzo Ducale, di occuparsi di urbanistica e delle collezioni principesche. Il suo intervento più importante rimane però l’edificazione e la decorazione di Palazzo Te, che deve il suo nome al luogo sul quale è costruito il Teieto (sito dove si taglia l’erba). L’edificio è una villa di piacere suburbana, dall’aspetto basso e compatto, su un unico piano che si adatta perfettamente al terreno pianeggiante. Le facciate (dovevano essere quattro ma una non venne realizzata) sono tutte differenti di gusto classico ma con audaci ‘licenze manieriste’. La decorazione degli interni ha il suo culmine nella spettacolare stanza con la “Caduta dei giganti” affresco parietale che simula illusionisticamente il crollo del palazzo coinvolgendo il visitatore nella frana dipinta.  Altro momento importante della carriera di Giulio Romano sono i suoi interventi nelle stanze di Raffaello in Vaticano.

Ricca e invitante è la cucina mantovana, In primo luogo vanno ricordati gli strepitosi tortelli di zucca al burro e salvia, gustoso lascito di un’importante popolare e antica tradizione culinaria.  Altri piatti tradizionali sono i capunsei, gnocchi di pane dalla forma allungata e cilindrica e la sbrisolona, dolce caratterizzato dalla sua alta friabilità.